Retreat: vado, non vado, vado…
Cosa è un retreat?
La partecipazione a un “retreat” (un ritiro organizzato dalla realtà con la quale collaboriamo, che dura più di una giornata lavorativa, lontano dalla sede abituale) può rappresentare un’opportunità significativa per il miglioramento professionale e personale, anche in periodi di bassa motivazione professionale.
Oggi, anche negli studi professionali, sono saltate tante convinzioni che hanno definito il mondo del lavoro moderno, e infatti parliamo di
– lavoro per obiettivi
– presenza in ufficio non più scontata
– settimana lavorativa di 4 giorni
– benessere nelle mansioni e nelle relazioni
– employee experience, e addirittura di candidate experience
– produttività nel lavoro intellettuale che non può esaurirsi in “billing performance”
– burnout come prodotto di una cultura del lavoro insostenibile
– vacanze distribuite in periodi dell’anno diversi da natale e agosto
– …
❗Eppure i retreat sono rimasti.
Non partecipare è davvero possibile?
Sempre.
In ogni caso, prima di decidere se partecipare o meno a un retreat, è essenziale ascoltarsi e mettere a fuoco la propria attuale motivazione a prendere parte a un momento che, in tempi sereni per noi, sicuramente vorremmo sfruttare
- per ottenere posizionamento
- per raccogliere informazioni e
- per fare business development all’interno dell’organizzazione stessa (considerato che i Partner sono i nostri primi clienti).
In questo contesto di riflessione, vale la pena di accennare al fatto che l’insoddisfazione professionale è una circostanza fisiologica, e che può essere ricondotta a problemi non risolti sul lavoro (come la mancanza di riconoscimento o di prospettive di avanzamento, come anche il sentirsi sopraffatti dalle attuali responsabilità – che può ridurre il desiderio di impegnarsi in ulteriori attività -, come anche la difficoltà a gestire “dati di fatto” – che in sé non hanno una soluzione che è in nostro potere porre in essere -, come ad esempio l’assenza di un piano di successione rispetto al fondatore in studio), sui quali comunque è indispensabile – per la riuscita del nostro personale obiettivo professionale – che siano adottate nuove azioni anche dall’organizzazione
Benefici connessi al partecipare a un retreat
Un retreat ben organizzato offre vari benefici ai suoi partecipanti, tra i quali:
- Networking e costruzione di relazioni: la possibilità di conoscere e connettersi con colleghi e stakeholder in un ambiente informale può aprire nuove porte e fornire occasioni di visibilità e supporto;
- Sviluppo professionale e personale: workshop e sessioni di formazione possono arricchire le competenze e offrire nuove prospettive sul proprio percorso di carriera;
- Riflessione e valutazione: l’ambiente rilassato di un retreat può favorire una valutazione onesta del proprio ruolo e contributo all’organizzazione, anche grazie al fatto che si esce dal “business as usual” e si possono quindi guardare le circostanze nelle quali ci muoviamo abitualmente nella giusta prospettiva.
Sfide
Al contempo, partecipare a un retreat con una bassa motivazione ad essere presenti pone sfide specifiche, tra le quali certamente:
- Gestione delle nostre aspettative: è essenziale impostare obiettivi realistici per ciò che si spera di ottenere dal retreat;
- Preparazione emotiva: affrontare la situazione preparati a trarre il massimo dall’esperienza può migliorare significativamente non solo l’esperienza, ma anche i risultati che si ottengono evitando di lasciarsi guidare da quello che pensiamo.
Strategie individuali per un realizzare retreat funzionale al nostro obiettivo di posizionamento
- Partecipazione attiva: impegnarsi a partecipare attivamente alle discussioni e alle attività può rivitalizzare l’interesse e l’energia, come anche chiarire se è ancora il caso di continuare a investire nell’organizzazione;
- Feedback onesto e aperto: utilizzare le sessioni di retreat per esprimere onestamente preoccupazioni o idee può portare a miglioramenti significativi rispetto alla chiarezza di cui abbiamo sempre bisogno per agire, in qualsiasi direzione. La professionalità è la chiave con cui affrontare qualsiasi scelta, compresa quella di non partecipare a un retreat.
- Piano di azione post-retreat: definire un piano d’azione chiaro per implementare le intuizioni e le strategie apprese può fornire elementi concreti per il miglioramento della propria strategia di business.
Conclusione
Partecipare a un retreat quando la motivazione è bassa può sembrare controintuitivo, ma spesso è proprio in questi momenti che le opportunità di revisione del modo in cui interpretiamo la realtà che ci circonda e le possibilità che abbiamo davanti sono più grandi.
Al contempo, non partecipare può essere una scelta estremamente sensata – non già in termini di coerenza, bensì di consapevolezza rispetto alla nostra disponibilità a investire ancora nell’organizzazione se percepiamo che la stessa non fa altrettanto.
Del resto, se continuiamo a fare quel che abbiamo sempre fatto, otteniamo quel che abbiamo sempre ottenuto, per cui son le stesse organizzazioni che – nell’organizzare retreat – confidano che le persone trovino nuova motivazione dall’esperienza di condivisione e contatto informale.
Valutando attentamente i pro e i contro, preparandosi adeguatamente e impegnandosi a sfruttare al massimo l’occasione di uscire dal quotidiano, i professionisti possono trasformare un periodo di stallo in un punto di svolta nella loro carriera.
Noi sappiamo ciò che siamo, ma ignoriamo ciò che possiamo essere.
(W. Shakespeare)
Il mondo legale cambia con noi 🖤
In queste pagine alcune considerazioni preziose sul retreat e su come è essenziale aggiornare il nostro punto di vista sullo strumento e le possibilità che offre
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